Insegnanti e Psicologia Scolastica
Oggi voglio pubblicare la lettera di un’insegnante che esprime le proprie considerazioni in merito alla presenza di uno Psicologo nella scuola. Mi pare essa colga il pensiero di moltissimi insegnanti della nostra provincia. Mi piacerebbe anche, da Psicologo scolastico, sentire il parere di qualche docente. Può ribattere o scrivermi all’indirizzo email: drscatena@yahoo.it.
Ecco la missiva: “Il sistema scolastico italiano fa acqua da tutte le parti, a cominciare dalle scuole di ordine e grado inferiore, fino all’università. Insegno da quasi 30 anni e da 20 Educazione Fisica in un Liceo Scientifico e ho visto l’avvicendarsi di studenti, colleghi, dirigenti scolastici, Ministri della Pubblica Istruzione, oltre che un buon numero di modifiche alla legislazione scolastica. Nuove normative hanno sostituito vecchie normative che, a volte, sono poi state ripristinate (vedi gli esami di riparazione nelle scuole medie superiori). La scuola è un continuo fare e disfare, peggio della tela di Penelope, un susseguirsi incessante di contraddizioni, che vanno sempre e costantemente a discapito degli studenti.
Le cose peggiorano di anno in anno…la burocrazia e le attività “inutili” (nel senso che non hanno alcuna ricaduta positiva sugli studenti, né sul Sistema) aumentano in maniera esponenziale, mentre il grado di preparazione e l’educazione degli studenti precipita vertiginosamente, tendendo sempre più verso il basso.Viene dato troppo potere ai genitori, che entrano nel merito della didattica (della quale non sono competenti) e difendono a spada tratta i loro figli a ragione o a torto, delegandone l’educazione agli insegnanti ed all’Istituzione scolastica, non facendosi più carico dei loro fallimenti in quanto educatori.
A scuola di psicologia è vietato parlare, non c’è tempo… si deve correre, correre, svolgere i programmi, interrogare, fare verifiche e compiti in classe, correggere… La dispersione scolastica aumenta, ma se i ragazzi falliscono, non è mai colpa degli insegnanti (quanti ne conosco, purtroppo!) che non sanno comunicare il proprio sapere, rendere accattivanti le proprie lezioni e motivare i ragazzi allo studio, ma degli studenti che hanno soltanto due alternative possibili: o sono “deficienti”, o sono svogliati e fannulloni.
A scuola è anche inutile interrogarsi sul proprio operato e gli eventuali problemi (psicologici e non) dei propri studenti non sono di nostra competenza… spesso mi vergogno di far parte della categoria!!!
Lo psicologo è entrato (e nemmeno dappertutto) dalla porta di servizio, quando sono stati istituiti gli “sportelli di ascolto”, che sono generalmente deserti. Finché non si annullerà il binomio Psicologo = Dottore dei matti, i ragazzi approcceranno malvolentieri questa figura professionale.
Nessuno, per quanto male possa stare, ha piacere di essere etichettato come “malato di mente”, men che meno un adolescente. Occorre ridefinire la funzione e il ruolo dello Psicologo scolastico, il quale si occupa di persone sane che, in un determinato momento del proprio percorso scolastico e di vita, giungono a un momento di empasse, non riescono ad uscire da una situazione, da un loop che li fa girare da tempo intorno allo stesso problema, senza riuscire a sciogliere il nodo.
I ragazzi vanno ascoltati, accompagnati, sostenuti ed incoraggiati. Spesso i miei alunni mi confidano che hanno un problema (con i coetanei, con i genitori, con il proprio ragazzo o ragazza, con qualche insegnante o difficoltà di studio, di rendimento o di apprendimento), ma che non sanno con chi parlare… i loro genitori sono troppo impegnati: durante il giorno a lavorare e troppo stanchi la sera per ascoltarli; i loro insegnanti non sono disponibili, non hanno tempo e poi, non vogliono uscire dal loro “ruolo”, scendere dalla cattedra per capire meglio chi hanno davanti quando fanno lezione. E i loro coetanei? Parlano tra loro, certo, ma non è la stessa cosa. E’ di un adulto che hanno bisogno.
Questa è la situazione che vivo a scuola in questo momento storico nel quale, ciliegina sulla torta, il nostro Ministro della Pubblica Istruzione tende al ribasso con tagli assurdi sul personale e sulle classi, proponendo programmi senza senso sempre più mortificati, aumentando del numero degli alunni per classe (violando anche la legge 626 e segg. sulla sicurezza), a discapito della qualità del servizio.
Lo Psicologo e la Psicologia devono assolutamente entrare a scuola, con dignità e considerazione. Se ne avvantaggerebbero tutti: studenti, docenti e genitori in difficoltà.
Paola Sacchettino”.